martedì 12 febbraio 2008

Immigrazione e integrazione, risposta al capogruppo della Lega Nord Fugazza

Melegnano, 12 febbraio 2008

Siamo rimasti sconcertati dalla lettera sull’immigrazione del capogruppo della Lega Nord in Consiglio comunale a Melegnano, Paolo Fugazza, pubblicata dal “Cittadino” di Lodi il 12 febbraio. Come ogni ragionamento bislacco, anche quello di Fugazza parte da una somma di banalità per arrivare a conclusioni deliranti. È un’ovvietà affermare “come italiani abbiamo la nostra cultura, la nostra società, la nostra lingua ed il nostro modo di vivere” o che “noi parliamo l’italiano e non il libanese, l’arabo, il cinese, il rumeno, il giapponese, il russo o qualsiasi altra lingua. Perciò se desiderate davvero far parte della nostra società, dovete imparare la nostra lingua”.

Assai meno ovvia, ma molto preoccupante è l’affermazione successiva: “Vi è un dato di fatto certo e incon[tro]vertibile: uomini e donne cristiani hanno fondato questa nazione sui principi cristiani”.

Con questa frase Fugazza dimostra di aver urgente bisogno di un approfondito ripasso di storia e diritto. Il capogruppo della Lega Nord dimentica che l’unità d’Italia è stata realizzata da uno Stato e da una classe dirigente che esportarono nel resto della nazione una visione talmente laica e liberale della politica da scatenare la reazione della Santa sede. Pio IX nel 1874 e Leone XIII ingiunsero ai cattolici italiani di non recarsi alle urne e con il famoso non expedit impedirono ai cattolici italiani (per più di trent'anni!) di partecipare attivamente alla vita politica del Paese. I principi cristiani di cui parla Fugazza furono e sono vissuti nella vita quotidiana di grande parte del popolo italiano, ma di certo non furono il fondamento né dello Stato postunitario né della Repubblica. Nulla di tutto questo va “scritto sui muri delle nostre scuole”, signor Fugazza!

È la Costituzione all’articolo 8 (che, per nostra fortuna, fu scritta in concordia da cattolici e laici di ben altra levatura intellettuale che non quella del signor Fugazza!) a dettare i principi in materia: «Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano. I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze».

Seguono altre farneticazioni, nelle quali di nuovo Fugazza mette insieme in un’unica risma “la nostra bandiera, il nostro giuramento, i nostri impegni, le nostre credenze cristiane, o il nostro modo di vivere” che dovrebbero essere “accettati” dagli immigrati. Non v’è dubbio che chi viene in Italia debba adeguarsi alla legge italiana, perché è proprio la legge dello Stato ad attribuire dei diritti ai cittadini stranieri ma che al contempo a imporre loro, allo stesso modo dei cittadini italiani, doveri precisi. Di certo imparare la lingua italiana è necessario, di certo l’integrazione degli stranieri è uno degli obiettivi che la politica, nazionale e locale, deve realizzare nell’interesse non solo degli italiani ma soprattutto degli immigrati. Ma l’integrazione non può e non deve trasformarsi in un’assimilazione forzata che annulli le differenze! Nessuno, italiano o immigrato, è obbligato dalla legge ad accettare “credenze” o “modi di vivere”: la libertà personale è limitata solo dal rispetto della legge, signor Fugazza, e non esiste alcun “dovere” di conformismo all’opinione e alla condotta “normali”, né tantomeno a una presunta “identità”.

Le affermazioni di Fugazza sull’“identità” nazionale e sul modo di propagandarla sono inquietanti perché ci riportano indietro al periodo più buio della storia italiana. Perché c’è stato un periodo della nostra storia nazionale nel quale ciascun cittadino aveva l’obbligo di adeguare la propria vita personale alle direttrici imposte da un potere superiore, signor Fugazza: il ventennio fascista! Mussolini impose l’equazione fascismo uguale Italia e su questa base arrivò a togliere la cittadinanza agli oppositori politici. Furono i fascisti a riempire i muri d’Italia di slogan identitari inneggianti alla violenza contro chi la pensava diversamente.

Chiudiamo con un’ultima osservazione. Ci fa piacere constatare che il signor Fugazza ha finalmente recepito nel suo vocabolario le parole “nazione” e “Paese”. Speriamo che il resto del suo partito, a partire dal signor Bossi, segua questa (tardiva) conversione al riconoscimento dell’unità nazionale, finendo una volta per tutte di minacciare la secessione e il ricorso alla violenza.

Gruppo Consiliare
Partito Democratico di Melegnano

1 commento:

Unknown ha detto...

Valori cristiani e sistematico rifiuto dell'altro possono così spesso andare d'accordo? Nessuno ha mai niente da dire in proposito? La passione che fà intervenire sempre più spesso le nostre gerarchie nel dibattito pubblico perchè qui si affievolisce? I valori cristiani sono territori aperti a qualsiasi scorribanda e razzia delle più improvvisate bande di accattoni intellettuali? Piccole domande sicuramente inevase.

Ciao Pierluigi